Connally contro General Construction Co.
Connally v. General Construction Co. Connally contro Compagnia General Construction | |
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Tribunale | Corte suprema degli Stati Uniti d'America |
Caso | 269 U.S. 385 (1926) |
Nome completo | (EN) Connally, Commissioner, et. al. v. General Construction Company (IT) Connally, Commissioner, et. al. contro Compagnia General Construction |
Data | 30 novembre 1925 - 4 gennaio 1926 |
Sentenza | 4 gennaio 1926 |
Trascrizione | (EN) (PDF) Sentenza di "Connally contro Compagnia General Construction" (269 U.S. 385 - 1926) |
Giudici | William H. Taft (Presidente della Corte) Louis Brandeis · Pierce Butler · Oliver W. Holmes Jr. · James C. McReynolds · Edward T. Sanford · Harlan F. Stone · George Sutherland · Willis Van Devanter (Giudici associati) |
Opinione del caso | |
Le disposizioni di legge dibattute sono da ritenersi invalide in quanto eccessivamente ambigue e, per questo, non solo realisticamente inapplicabili, ma anche incostituzionali. | |
Leggi applicate | |
V emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America; XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d'America |
Connally contro Compagnia General Construction è una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d'America del 1926, in cui i giudici hanno, sia ampliato il significato originale della "Clausola del giusto processo" del XIV emendamento della Costituzione, che definito esplicitamente la dottrina dell'ambiguità normativa, ritenendola, se eccessiva, incostituzionale[1].
Origini del contenzioso[modifica | modifica wikitesto]
La questione originò già a partire dal 1921, quando lo Stato dell'Oklahoma approvò una serie di statuti che stabilivano dei requisiti di base per i lavoratori e i diritti che dovevano essere seguiti da, e nei confronti di, quest'ultimi, nel mentre che lavoravano per lo Stato o una società che eseguiva un contratto per uno Stato, o un suo subappaltatore, fra cui un minimo salariale (§ 7255) e una giornata lavorativa di 8 ore (§ 7257). Gli statuti, insieme, definivano anche pene giornaliere in caso di violazione pari a multe di 50-500 $, nonché un'ulteriore reclusione di 3-6 mesi, essendo quest'atto considerato come un grave reato[2].
Nel 1926, una causa legale fu avviata in merito a tali clausole, e specialmente a quella riguardante il salario minimo (§ 7255), fra Connally, lavoratore, e la Compagnia General Construction. In particolare, l'accusa obiettò il linguaggio estremamente ambiguo della legge che, testualmente, richiedeva vagamente alle imprese di pagare i lavoratori "non meno del "tasso corrente dei salari per diem nella località in cui viene eseguito il lavoro"".
Opinione della Corte Suprema[modifica | modifica wikitesto]
La sentenza ha stabilito che gli standard stabiliti erano "incostituzionalmente vaghi", in quanto le sezioni, essendo estremamente ambigue e difficilmente applicabili in modo corretto, e dunque possibile origine di abusi incostituzionali, prevedevano la violazione dei diritti prescritti dal V e XIV emendamento verso i datori di lavoro, non definendo specificamente ciò che era e non era punibile[1].
Eredità della sentenza[modifica | modifica wikitesto]
Oggi, il caso è considerato un esempio da manuale della dottrina della "ambiguità normativa", in virtù della quale si deve disapplicare e invalidare una legge se questo risulta, con la sua ambiguità, oggettivamente ed inequivocabilmente contraria alla legge costituzionale degli Stati Uniti.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b (EN) Wex Cornell Law School - LII, Vagueness Doctrine.
- ^ Connally v. General Construction Co. - 269 U.S. 385 (1926)